Il 2022 e l’inizio del 2023 sono stati caratterizzati dall’aumento dell’inflazione in quasi tutte le principali economie del mondo, fino a livelli superiori al 10%.
L’aumento dell’inflazione a livelli così significativi è il risultato di diversi fattori, i principali dei quali sono sicuramente gli effetti della guerra in Ucraina, che ha portato, in particolare, ad un aumento dei prezzi dell’energia, e la forte domanda dei consumatori di beni e servizi dopo le restrizioni messe in atto durante la pandemia.
Si tratta di un fenomeno che in Italia non si registrava in modo così significativo da oltre 30 anni e che ha creato un contesto competitivo nel quale molte aziende e professionisti della finanza non sono abituati ad operare.
L’aumento dell’inflazione a livelli così elevati ha un impatto significativo sull’andamento dell’economia e di conseguenza sulle imprese che operano nel mercato e sui loro bilanci.
Quali, quindi, le maggiori aree di rischio in un processo di due diligence finanziaria? Eccone alcune:
- ricavi di vendita: le vendite future potrebbero risentire negativamente della riduzione della domanda, connessa al fenomeno recessivo che è previsto nel 2023, ma potrebbero altresì beneficiare in termini nominali dall’adeguamento dei prezzi di vendita;
- margini operativi: l’aumento del costo delle materie prime e dei costi energetici potrebbero comprimere i margini operativi in assenza di un adeguamento tempestivo dei prezzi di vendita. Addirittura, nei settori caratterizzati da contratti a lungo termine, i contratti esistenti potrebbero diventare onerosi, in particolare quando i contratti non presentano formule di adeguamento prezzo;
- crediti verso clienti: la capacità dei clienti di rispettare gli impegni finanziari potrebbe ridursi comportando un aumento dei tempi medi di incasso e, in alcuni casi, un incremento del rischio di insolvenza;
- costo del personale: assumere nuovo personale potrebbe essere più oneroso rispetto al passato o potrebbero essere necessarie misure una tantum per trattenere i talenti in azienda;
- capex: gli investimenti prospettici di mantenimento e sviluppo potrebbero essere più onerosi e di conseguenza il loro rendimento inferiore. Anche il fabbisogno finanziario connesso potrebbe variare con impatti rilevanti sul fabbisogno finanziario e sull’andamento della posizione finanziaria netta prospettica;
- covenant sul debito: l’aumento dei tassi di interesse potrebbe comportare una violazione di alcuni covenant sul debito, in particolare quelli relativi alla copertura degli interessi. Potrebbe essere necessario negoziare eventuali deroghe con i finanziatori prima della data di bilancio, in modo da evitare che il debito debba essere classificato come corrente;
- impairment test: revisione dei flussi di cassa futuri sulla base di ipotesi di ricavo e di costi che tengono conto degli effetti diretti e indiretti connessi all’inflazione oltre che dell’aumento dei tassi di sconto utilizzati per l’attualizzazione dei flussi di cassa;
- vendite e acquisti in valuta: nel corso del 2022 si è assistito a un apprezzamento del Dollaro rispetto all’Euro. L’andamento dei tassi di cambio potrebbe esporre i risultati a forte volatilità.
In fase di due diligence appare quindi sempre più importate comprendere gli impatti dell’inflazione sui financials storici e prospettici, comprendere quali clienti, paesi e tipologie di prodotti sono particolarmente impattati dall’inflazione e soprattutto quale sia la marginalità “normale” prospettica.
In contesti di alta incertezza potrebbe quindi essere necessario fare un’analisi dei financials pro forma (es. simulando l’adeguamento dei prezzi di vendita, o una stabilizzazione del costo dell’energia) oltre che fare analisi di sensitivity allo scopo di comprendere l’impatto sui dati prospettici del persistere del fenomeno inflazionistico o dovuto a un raffreddamento dei prezzi.
A cura di Mario De Munno – Director Transaction & Advisory Nexia Audirevi
Leggi l’Audirevi Talk di Mario de Munno “Due diligence nelle PMI: how to deal with them“