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Audirevi TALKS (About Economy) 2.0 – Abbassamento della soglia per investire nei FIA e potenziali impatti sulla raccolta di capitali

A marzo 2022 il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha stabilito l’abbassamento, da 500 mila a 100 mila Euro, della soglia minima di investimento da parte degli investitori non professionali in Fondi di Investimento Alternativi (FIA) riservati, tra cui i fondi di private capital (fondi di Private Equity e Venture Capital).

Tale aggiornamento, pubblicato in Gazzetta Ufficiale con il Decreto n. 19 del 13 gennaio 2022, modifica il Decreto numero 30 del 5 marzo 2015 – attuativo dell’articolo 39 del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58 (TUF), concernente la determinazione dei criteri generali cui devono uniformarsi gli Organismi di investimento collettivi del risparmio (OICR) italiani.

Ciò significa che tali “veicoli” non saranno più riservati esclusivamente a investitori professionali ma anche a clienti privati con patrimoni di medio-grandi dimensioni (“high-net-worth individuals”), mettendo a disposizione dello sviluppo dell’economia reale anche parte dei risparmi delle famiglie di cui l’Italia è particolarmente ricca. Unica restrizione: la sottoscrizione deve avvenire nell’ambito della prestazione del servizio di consulenza in materia di investimenti e l’importo sottoscritto non può superare il 10% del cosiddetto “portafoglio finanziario”.

Si stima che l’ampliamento della platea di investitori innescato dall’introduzione della normativa potrebbe far affluire verso i FIA risorse complessive per ulteriori 25 miliardi di euro, in aggiunta agli attuali 4 miliardi.

Pertanto, se la raccolta di capitali privati, provenienti prevalentemente da investitori istituzionali, continua a toccare livelli record, complice anche la grande disponibilità di denaro in circolazione dovuta al basso livello dei tassi di interesse (fino ad ora) e alla conseguente ricerca di rendimenti da parte degli investitori, l’aggiornamento di questa normativa non può che contribuire positivamente all’attività di investimento da parte degli operatori del settore accrescendo la loro dry powder e facendo sì che continuino a fungere da motore di sviluppo per l’economia.

Questa importante novità, inoltre, non fa che rafforzare il ruolo crescente del private capital nello sviluppo dell’economia reale italiana mediante l’apporto, oltre che di capitali, anche di competenze, know-how e relazioni, elementi che possono essere valorizzati all’interno di qualsiasi contesto aziendale.

Tra le ulteriori conseguenze dell’innescarsi di questo circolo virtuoso, potrebbero esservi:
– un ulteriore stimolo all’attività di M&A, che anche in Italia, nel 2021, è tornata a correre a livelli record, raggiungendo il nuovo massimo storico di oltre 1.200 transazioni completate, a fronte di un controvalore di Euro 100 miliardi;
– l’alimentazione del fenomeno dello “spopolamento” dei listini borsistici, in atto da alcuni anni, innescato anche dalla crescita dei multipli delle operazioni di buyout, provocata dalla competizione dovuta all’enorme disponibilità di liquidità di cui gli operatori privati dispongono.

Non mancheranno di pesare, sull’incertezza degli sviluppi futuri del comparto, le attese riguardanti l’aumento dei livelli inflazionistici, le dinamiche connesse all’uscita dalla situazione pandemica, soprattutto in Cina, e le relative conseguenze sulle catene di approvvigionamento internazionali, che potrebbero, se durature, portare ad una modifica strutturale delle economie globalizzate. Oltre, ovviamente, alle incertezze relative ad una eventuale escalation delle tensioni internazionali.

A cura di Alessandro Fornara – Senior Manager Nexia Audirevi

 

 

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