Nell’ultimo decennio i riverberi delle crisi sul tessuto produttivo ed economico italiano sono stati estremamente forti. In particolare, in Italia il numero di fallimenti delle imprese ha toccato record senza precedenti nella storia economica del nostro paese.
Nel contesto appena descritto, in particolare in ambito fallimentare e concordatario, è sempre più frequente che si ricorra all’ausilio di un esperto allo scopo di meglio comprendere le dinamiche gestionali, contabili e societarie che si sono avvicendate negli anni precedenti al fallimento per tentare di ricostruire, laddove mancante, la contabilità aziendale e in secondo luogo per verificare che esse non nascondano atti illeciti. Il procedimento di ricostruzione operato dall’esperto ricalca, per molti aspetti, le procedure operate dal revisore nella fase di controllo del bilancio.
Tra le caratteristiche necessarie per poter essere chiamati nella veste di consulente vi è indubbiamente il possesso di speciali competenze nel proprio campo il ché si traduce generalmente, nel caso delle consulenze aventi ad oggetto la materia fallimentare, nell’appartenenza all’ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili o all’ordine dei Revisori Legali. Quindi, è evidente, che le procedure proprie della revisione sono e saranno sempre più utilmente impiegate anche nell’ambito concorsuale.
In particolare, gli incarichi che noi revisori andremo a ricoprire, non riguarderanno unicamente la constatazione o la raccolta di dati materiali, che si esauriscono nei semplici rilievi di prassi (verifiche contabili, circolarizzazione dei debiti/crediti, riconciliazioni contabili e bancarie, analisi del magazzino…) ma comprenderanno altresì il loro studio e la relativa elaborazione critica, necessariamente super partes. Occorre sottolineare che spesso la complessità delle situazioni analizzate comporterà che il singolo revisore si trovi nella necessità di impiegare risorse professionali qualificate tipiche di una società di revisione strutturata e preparata al meglio al fine di affrontare tali criticità.
In particolare, proprio il carattere investigativo sul passato dell’azienda oggetto del procedimento ricorda il processo di ricostruzione e verifica che il revisore deve compiere ogni volta che si appresta ad esprimere il proprio parere professionale sull’attendibilità di un bilancio.
Quindi, è evidente, come le tecniche ampiamente elaborate dalla dottrina aziendalistica in tema di revisione contabile e più in generale di revisione aziendale, vengono e verranno sempre più fruttuosamente utilizzate anche per l’assolvimento del compito di consulente dei Tribunali in materia fallimentare, settore nel quale, invece, mancano storicamente punti di riferimento tecnici.
Alcuni esempi di standard di revisione applicati a situazioni e peculiarità proprie dei procedimenti fallimentari sono i seguenti:
- Acquisizione ed analisi dei documenti e libri sociali;
- Valutazione del Sistema di Controllo Interno;
- Il campionamento;
- L’analytical review;
Ritengo di particolare importanza il ruolo che un revisore può svolgere in un contesto di Concordato Preventivo sia esso Liquidatorio che in Continuità. Infatti, tale procedura non deve più sottostare ad una verifica di merito da parte degli organi preposti ed a limiti quantitativi minimi di soddisfazione del ceto creditorio. La proposta fatta dall’imprenditore in crisi può esplicarsi in qualsiasi forma necessitando solamente dell’accettazione da parte della maggioranza dei creditori. In conclusione, è evidente come l’applicazione dei principi di revisione appositamente applicati anche in ambito concorsuale, contribuiscano a mantenere alto il livello qualitativo delle procedure e ad abbreviare i tempi delle stesse. Non è inoltre da trascurare il fatto che, l’adozione di standard generalmente accettati in campo contabile e di revisione, permetta di tutelare gli operatori da responsabilità professionale qualora essi abbiano seguito scrupolosamente le procedure previste.
Aldo Ponzi