Chi si interessa di M&A sa che nella storia ci sono stati diversi periodi maggiormente caratterizzati da processi di transazioni. Più precisamente, si possono contare almeno sei grandi “merger wave”.
La prima, nel 1893-1904, ha visto le combinazioni orizzontali statunitensi creare monopoli mai visti prima nelle industrie petrolifere, minerarie e siderurgiche, di solito attraverso la creazione di trust. Questa prima “ondata” si è conclusa quando lo Sherman Antitrust Act è stato applicato dai watchdogs della concorrenza.
Le successive quattro sono state caratterizzate dalla creazione di oligopoli e conglomerati, acquisizioni fallimentari e leveraged finance, globalizzazione, crescita del private equity e impatto dell’attivismo degli azionisti. Sono tutte finite bruscamente a causa di eventi che includevano la guerra, il crollo del mercato azionario, la Grande Depressione, lo scoppio della bolla tecnologica e l’11 settembre.
La sesta ondata si è conclusa con la crisi finanziaria mondiale, a causa dei subprime.
Quello che può far riflettere è che tre di queste ondate si sono verificate nel corso delle nostre carriere professionali.
Ma non è finita: proprio in questo periodo si stanno manifestando i segnali di quella che può essere l’inizio di una settima ondata. Il boom delle transazioni di M&A a cui stiamo assistendo sembra far presagire, infatti, l’inizio di una stagione caratterizzata da un’intensa attività del settore.
Alla base di quest’ultima fase espansiva dell’M&A ci sono varie ragioni.
Se in passato ogni fase si era sviluppata piuttosto lentamente, con lo scoppio del COVID-19 si sono combinati diversi fattori che hanno contribuito a creare un vero e proprio terremoto: gravi impatti settoriali, peggioramento del debito pubblico, impoverimento del tessuto sociale e, in generale, condizioni di incertezza senza precedenti.
In questo particolare contesto, alcuni fattori, di seguito riportati, hanno contribuito più di altri a scatenare quest’ultima ondata di M&A.
• Funding – le aziende stanno letteralmente “nuotando” nell’enorme massa di liquidità disponibile a livello globale per finanziare acquisizioni a tassi di interesse storicamente trascurabili.
• Incentivi Pubblici – i Governi della gran parte dei Paesi del mondo hanno messo a disposizione delle loro economie interne misure di sostegno senza precedenti, finalizzate al mantenimento del posto di lavoro ed alla sopravvivenza dell’industria.
• Tecnologia – nell’ultimo anno un volume di transazioni enorme ha riguardato i settori abilitati alla tecnologia. Ma la tecnologia ha anche favorito l’M&A.
• Deregolamentazione – prima della pandemia le sfide dei Regolatori dominavano le agende dei CdA ed esponevano in modo sproporzionato la colpa aziendale come una minaccia esistenziale. Con l’arrivo del COVID-19 c’è stato un significativo “allentamento” sotto il profilo normativo.
• ESG – le considerazioni di governance ambientale e sociale per l’M&A, guidate dall’ambizione del corporate climate, stanno rappresentando importanti disinvestimenti, ristrutturazioni e opportunità di acquisto per coloro che possono costruire soluzioni su scala e proporre un’energia più verde.
Infine, non dobbiamo sottovalutare l’impatto del fattore “noia”. Infatti, invece di pianificare vacanze elaborate e destreggiarsi tra drink, cene ed eventi di intrattenimento, molti professionisti si sono rintanati nei loro uffici domestici (l’M&A è sempre stato divertente, almeno quanto le attività che “causa covid” non si possono più fare).
Quanto durerà la settima ondata e cosa la porterà alla sua fine? E cosa si può fare per mantenere quest’onda in movimento?
A cura di Georgiana Ion – Principal M&A Nexia Audirevi
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